A ME GLI OCCHI - parte 2

14.01.2022

In collaborazione con la DD Clinic Foundation, sempre presente ed attiva sul territorio per i suoi pazienti. 

In questo particolare momento offriamo servizi di Counselling e sostegno psicologico con l'istituzione di Sportello d'ascolto, continuiamo in nostro "viaggio" nel mondo della comunicazione volta ad una sana relazione con se stessi e con gli altri.

La comunicazione lavora su due piani, uno di contenuto ed uno relazionale.

Di conseguenza non si possono inviare segnali di contenuto, senza co-inviare segnali di relazione.

L'uomo comunica attraverso entrambi i piani ma il livello verbale è più adatto a trasmettere messaggi di contenuto, al contrario di quello relazionale che è più adatto per i messaggi sulla relazione.

Comunicare in modo efficace significa unire capacità di espressione ed una buona capacità d'ascolto. Ma anche saper interpretare la cosiddetta "comunicazione non verbale" del nostro interlocutore, l'insieme di gesti, le espressioni del volto, la postura, l'orientamento, il tono della voce, le distanze nello spazio, etc.

Per iniziare è importante riportare quanto studiato nella scuola di Paolo Alto secondo cui:

  • Il 7% comunicazione verbale, quello che diciamo;
  • Il 38% comunicazione paraverbale, il modo in cui usiamo la voce ( tono, velocità, timbro, volume)
  • Il 55% comunicazione non verbale, tutto il linguaggio del corpo.

Parlare quindi non basta a trasferire quello che si vuol dire, anzi, la parola occupa la percentuale più bassa.

Nell'articolo precedente ci siamo soffermate "agli occhi", a come attraverso il nostro sguardo possiamo comunicare, a prescindere dalla nostra consapevolezza, in modo chiaro un pensiero, una volontà, uno stato d'animo.

Paura, rabbia, tristezza, disgusto, gioia emozioni primarie, vengono trasmesse e condivise sempre e comunque nella relazione e nella comunicazione anche quando decidiamo, scegliamo, ad un livello consapevole, di evitarlo, di nasconderlo, di celarlo.

Mentre infatti per la comunicazione verbale possiamo riuscire a scegliere in modo consapevole attraverso le parole cosa comunicare, ad un livello più profondo e non gestibile a livello conscio il vissuto emotivo comunque "passa".

Pensiamo ad esempio alle sopracciglia, tendono a sollevarsi entrambe per dare enfasi a un discorso che si sta pronunciando o come cenno di saluto. Se ne alza una come segno di scetticismo, mentre si abbassano gli angoli interni verso il centro se ci si arrabbia oppure quando si fatica a capire qualcosa.

Per quanto riguarda gesti e postura proviamo ad elencare alcune situazioni tra le più ricorrenti e facilmente identificabili nelle relazioni quotidiane


"Grattamento" del capo
: la frase o la tematica espressa crea tensione nell'interlocutore in quanto rappresenta per lui un vero e proprio gratta capo.

Spostare il busto o il corpo in avanti: indica un interesse rispetto all'argomento trattato dal soggetto con cui si interagisce

Toccarsi il naso: strofinare la parte inferiore del naso (sotto le narici) con il dorso della mano significa rifiuto per quello che si sta dicendo. Sfregare la parte esterna, invece, significa tensione emotiva, coinvolgimento.

Alzata di spalle, palme delle mani: debolezza passiva, manifestazione di resa.

Spostare occasionalmente oggetti verso se stessi: prendere oggetti e portarli a se rappresenta il cercare di fare propri i concetti dell'argomento trattato.

Aggiustarsi frequentemente il nodo della cravatta o i risvolti della giacca: tale gestualità può suggerire l'esistenza di un complesso di inferiorità (paura di non essere perfettamente a posto).

Accarezzarsi i capelli: indica una estrema gratificazione nei confronti dell'interlocutore o dell'argomento espresso con connotazione affettiva

aprire le braccia e le gambe: indica apertura nei confronti dell'interlocutore e degli argomenti trattati.

incrociare le braccia e le gambe: posizione di chiusura totale a livello di comunicazione.

Affinché la comunicazione, la relazione possa essere autentica, pura è importante che i tre livelli della comunicazione siamo in armonia, solo in questo modo il messaggio trasmesso sarà congruo rispetto al pensiero ed all'emozione reale che accompagna il pensiero.

Tenendo sempre presente che, se per ciò che comunichiamo verbalmente possiamo scegliere cosa dire e cosa non dire il nostro corpo comunicherà sempre e comunque l'emozione reale vissuta.

Essere pertanto consapevoli di ciò ci consente, nel momento in cui percepiamo una discordanza tra il livello verbale quindi da ciò che ascoltiamo attraverso le parole ed il livello non verbale da ciò che ci arriva dal non verbale e paraverbale di fermarci e - attraverso un ascolto attivo e costruttivo per la comunicazione - comprendere fino in fondo quale realmente è il messaggio che stiamo percependo.

Articolo a cura di

Dott.ssa Gemma Marrazzo Psicologa clinica e del lavoro, Counsellor formatore e supervisore Analitico Transazionale, Trainer &Coaching trainer in Programmazione Neuro Linguistica.

Vittoria Guarino Counsellor Professionista Analitico Transazionale, Master Coach in Programmazione Neuro Linguistica