“L’ETICA DELLA FIDUCIA”: le relazioni ai tempi del covid19

20.02.2021

Le catastrofi che colpiscono l'umanità, come il coronavirus del 2020, dimostrano che l'essere umano è vulnerabile, fragile e limitato. Le reazioni davanti a questa dura realtà sono state diverse: dalle ipotesi complottiste, nate probabilmente per negare la sofferenza e la morte, al desiderio, come naufraghi tra le onde, che tutta finisca presto e le cose tornino come prima. Siamo uomini feriti, spaventati e sfiduciati.

In questo tempo viviamo un trauma gravissimo che tocca tutti i settori della nostra vita e potrebbe avere conseguenze ancor più disastrose di quelle viste e immaginate fino a ora. È il trauma della perdita della fiducia in noi, nell'altro, nella scienza e, per qualcuno, in Dio. Interrogarci oggi sulle nostre responsabilità verso l'altro e su come il nostro agire possa influenzare il proseguire della vita ci aiuta a assumere un punto di vista di reciprocità che ci porta a ragionare su importanti questioni etiche. La pandemia, infatti, potrebbe approfondire ancor più le disuguaglianze facendo perdere di vista il valore dell'Altro, oppure potrebbe essere un'occasione per vivere le relazioni come opportunità d'incontro "privo di prevaricazioni, giochi di potere, in una conflittualità positiva che spinge al miglioramento di sé e non alla distruzione dell'altro". (T. Simeone, 9 Aprile 2020).

Quando si vive un impatto con un evento traumatico si possono verificare diversi esiti, quali la resilienza (che rappresenta il percorso post-traumatico più favorevole ovvero la tendenza a mantenere un equilibrio stabile nel funzionamento sebbene si presentino possibili malesseri transitori) oppure una sintomatologia temporanea post-traumatica parziale o un vero e proprio Disturbo Acuto da Stress. In altre situazioni invece la persona non riesce a mobilitare le proprie risorse per cui si può sviluppare un Disturbo Post-traumatico da Stress che comporta sintomi quali ansia , ricordi intrusivi del trauma, sogni ricorrenti sul tema ,la sensazione che l'evento si stia per ripresentare, l'evitare stimoli associati al trauma stesso. Uno dei sintomi è l'intorpidimento emotivo che può manifestarsi attraverso la "paralisi psichica" o "anestesia emozionale", cioè la diminuzione di interesse per le attività ritenute piacevoli, distacco o estraneità verso gli altri, difficoltà a mantenere le relazioni affettive, perdita di speranza relativamente al proprio futuro (Galeazzi A., Meazzini P., 2004). 

Articolo a cura di:

Vittoria Guarino Counsellor Professionista Analitico Transazionale, Master Coach in Programmazione Neuro Linguistica

Dott.ssa Gemma Marrazzo Psicologa clinica e del lavoro, Counsellor formatore e supervisore Analitico Transazionale, Trainer & Coaching trainer in Programmazione Neuro Linguistica.